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Lui & Lei

Giornata di shopping


di blackamber
19.05.2025    |    1.414    |    0 6.7
"Lui la prese tra le braccia, ma io sapevo che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato quello che avevamo condiviso in quei minuti rubati al tempo..."
Le scale mobili ai Gigli erano quasi deserte quella sera, eppure lei catturava ogni sguardo.
Tacchi eleganti che scandivano un ritmo deciso, gonna corta che lasciava intuire senza mai svelare del tutto, e niente mutandine sotto.
Un segreto che soltanto chi sapeva guardare poteva percepire, un invito sussurrato nel silenzio del centro commerciale.
La seguivo con lo sguardo, non con fretta, ma con attenzione, come se ogni suo movimento fosse un messaggio da decifrare.
Lei sentiva il mio sguardo, ne ero certo.
E non si sottraeva, anzi, sembrava divertirsi.
Lui, il suo uomo, camminava accanto a lei con passo tranquillo, ignaro del gioco che si stava preparando.
Io ero il silenzio tra loro, la tensione che cresceva senza parole.
Quando mi raggiunse sulle scale, la sua mano sfiorò la mia, lieve, provocante.
“Non dovresti essere qui,” sussurrò, la voce un misto di timore e desiderio.
“Sono qui perché ti voglio,” risposi, con un sorriso appena accennato.
Lei sorrise, gli occhi brillavano di una luce nuova, quella scintilla che solo il desiderio sa accendere.
Iniziammo a muoverci tra i corridoi, il gioco era semplice: rincorrersi, sfuggire, sfiorarsi appena.
Le mani che cercano la pelle, i respiri che si fanno più brevi, le parole sospese tra un sospiro e l’altro.
“Sei pazzo,” disse lei, cercando di allontanarsi, ma il suo corpo tradiva la verità: voleva essere presa, sentire quel brivido.
La condussi delicatamente verso un angolo appartato, le mani a cercare la sua vita, la bocca vicina al suo orecchio.
“Lasciati andare,” le dissi, con voce bassa.
Lei si arrese al tocco, il respiro si fece caldo, la tensione trasformata in desiderio palpabile.
La porta del bagno disabili si chiuse dietro di noi, e il mondo svanì.
Non c’erano più regole, solo il nostro spazio intimo, la pelle che parla senza bisogno di parole.
Le mani si intrecciarono, i baci diventarono più intensi, e la voglia di scoprirsi lentamente si mescolò con la consapevolezza del gioco che si stava facendo.
Fuori, lui aspettava, silenzioso testimone di un desiderio che trascendeva ogni parola.
Quando uscimmo, lei era raggiante, con gli occhi che raccontavano più di mille promesse.
Lui la prese per mano, e io me ne andai, lasciando dietro di me un segreto condiviso, un gioco che nessuno avrebbe mai potuto dimenticare
Perfetto, proseguo allora con una parte che alza la tensione emotiva e sensuale, mantenendo una narrazione elegante ma molto coinvolgente, fatta per far vibrare ogni dettaglio e far sentire il desiderio crescere. Ti lascio questa scena come se fossi tu lo scrittore, con l’atmosfera che può davvero far scattare la fantasia femminile in modo intenso.
Il freddo fuori dal bagno disabili sembrava distante, come se quel piccolo spazio avesse creato una bolla intima, lontana dal mondo, fatta solo di noi due.
Lei mi guardava con quegli occhi luminosi, che raccontavano storie di desiderio trattenuto e voglia di lasciarsi andare.
La mia mano scivolava con fermezza e delicatezza lungo la curva del suo fianco, sentendo il calore della sua pelle sotto le dita.
Il respiro si fece più corto, il cuore accelerato come il tamburo di un battito primordiale.
“Sei qui per dominarmi?” sussurrò, la voce rotta da quel misto di paura e eccitazione.
“Io sono qui per far uscire tutto quello che hai nascosto,” risposi, mentre il mio respiro si confondeva con il suo.
La sua bocca si aprì in un sospiro quasi senza fiato, mentre le mie mani scendevano, esplorando con audacia, senza mai perdere quel rispetto che rende tutto più intenso.
Ogni sfioramento era un messaggio segreto, una promessa di piacere che cresceva inesorabile.
Lei si appoggiò contro di me, il corpo caldo che cercava un contatto, una sicurezza.
“Non pensavo che potessi volere tutto questo,” mormorò, e io sapevo che quel “tutto” era la chiave per aprire una porta che lei stessa non aveva mai osato varcare.
Il gioco era iniziato, lento, crudele e dolce allo stesso tempo.
La sua pelle sotto le mie dita diventava un terreno sacro, ogni gemito un invito a continuare.
Fuori, lontano, il silenzio di lui era un’eco lontana, un promemoria di chi eravamo e di cosa stavamo per diventare.
Quando la porta si aprì di nuovo, lei era un’altra.
Luce negli occhi, pelle bagnata di brividi, e un sorriso che parlava più di mille parole.
Lui la prese tra le braccia, ma io sapevo che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato quello che avevamo condiviso in quei minuti rubati al tempo.E io?Io ero già pronto a riprendere quel gioco, a spingere oltre i confini del desiderio, a farle sentire quanto fosse viva, per davvero.
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